“L’ubicazione del bene” è il primo titolo einaudiano di uno dei migliori scrittori italiani contemporanei, Giorgio Falco. La sua opera è una progressione continua verso una maturità sempre al di là del nuovo confine in cui questo splendido autore si assesta. Riproduco l’incipit del suo secondo libro. Il primo capitolo è integralmente leggibile in pdf, cliccando qui. Sarà evidente il calor bianco a cui Falco è in grado di condurre una narrazione gelida e agghicciante. Se c’è una cifra della sua prosa, è proprio questo caracollare in ciò che, essendo abbacinante, non è possibile definire secondo temperatura. La luminosità, ai limiti dell’astrazione mentre si racconta ciò che è concreto ed emblematico del reale, viene a sostituire i gradienti tra freddo e caldo. Lo sviluppo della narrazione è imprescindibile da questo spazio bianco in cui lo scrittore milanese porta la visione e lo stile. Sarebbe un espressionismo astratto, se Falco non sollevasse la scrittura da quella visceralità coinvolgente che è propria di qualunque espressionismo e sottraesse l’astrazione con massicce dosi di realismo raggelante.

“Onde a bassa frequenza”
di GIORGIO FALCO
[da “L’ubicazione del bene”, Einaudi]
I topi annusano di notte lattine compresse nell’asfalto, muovono baffi, fiutano ruote, risalgono nei motori delle auto parcheggiate tra batterie, liquidi di freni e di raffreddamento, imbevono code nell’olio semisintetico, costeggiano marciapiedi, pronti a rifugiarsi nei tombini. Cercano cibo di giorno, impauriti dalla luce sfidano il disgusto dei passanti e tornano alle intercapedini delle cantine, ai cunicoli, alle discariche, ai magazzini dei supermercati, ai depositi di industrie dismesse, ai musei. Gli scarafaggi sono di più, più dei topi, più degli uomini, escono di notte, traboccano dalle macchine spente del caffè, camminano sulle tazzine rivoltate dei bar chiusi, sui cucchiaini pronti come soldati per le prime colazioni dell’indomani. Gli scarafaggi abbandonano il perlinato delle trattorie, lasciano le cucine dei self-service, gli interstizi d’acciaio dei forni e dei frigoriferi, escono dalle tubature dei palazzi, dagli scarichi rumorosi dei bagni, dei lavandini e delle cucine, dove marciscono litigi e avanzi di cibo.
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